Ora sei una stella by Luigi Garlando

Ora sei una stella by Luigi Garlando

autore:Luigi Garlando [Garlando, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852047237
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-11-16T16:00:00+00:00


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E Bonimba si prese mio figlio

22 gennaio 2007

La Juve ha perso a Mantova! La prima sconfitta in serie B è caduta proprio sul campo della vergogna! È in casi come questo che mi torna di colpo la fiducia nelle regole misteriose che governano il mondo.

Non è vero, come insegna Di Giacomo Leopardi, che il dì di festa non arriva mai. Ogni tanto arriva. Eccolo qui: l’Inter che vola verso lo scudetto, di vittoria in vittoria, e la Juve in B che inciampa a Mantova, come Sarti, per colpa di un tale che si chiama Caridi. Non Kakà o Ronaldinho, no: Tano Caridi.

Naturalmente ho accolto con entusiasmo il Pescecane, rientrato in casa con la sua ferraglia da golf. Gli ho declamato “la donzelletta vien dalla campagna” e gli ho raccontato di Tano Caridi. Mi è sembrato più preoccupato che arrabbiato.

«Papà» mi ha detto. «Hai ottantacinque anni…»

Il Prof mi ha spiegato che Cariddi era una ninfa, figlia di Nettuno e della Terra, punita per il furto dei buoi di Eracle e trasformata in gorgo marino. Con la Juve, per un reato simile, sono stati molto più clementi.

L’Inter ha vinto anche con la Fiorentina. Hanno segnato ancora Ibra e Adriano, come con il Toro. È il terzo gol di fila dell’Imperatore, che si sta sollevando come l’aquilone che trascinava da piccolo sul tetto della sua casetta di Vila Cruzeiro.

Sono contento. Voglio bene a quel ragazzone che ha il cuore coi fili scoperti. Il problema è tutto lì. È sensibile. Che poi non è un problema, perché il vero problema è il contrario: non esserlo.

Io lo so cosa vuol dire perdere un padre e, dopo un amen, diventarlo. Ti senti il cuore come il cesto della lavatrice e i sentimenti come i panni da lavare, sottosopra. Hai appena perso l’uomo che ti ha insegnato la vita e ti ritrovi in braccio una creatura che si aspetta tutto da te e intanto piange.

Io ho amato mio padre, anche se siamo stati spesso troppo lontani. So che la colpa non era sua. È stato preso a calci nel culo da piccolo e poi da grande da una donna, mia madre, che non ho quasi conosciuto. Io ero semplicemente la prima parte del mondo che mio padre incontrava. Però mi ha trasmesso la vita e l’Inter, che, dopo la Tilde, sono le cose che amo di più.

Mio padre è morto in poche settimane, tossendo fuori tutto il carbone che ha respirato. Nella bara gli ho messo i valenchi di feltro che mi regalarono in Russia. Ovunque andrà, non avrà mai freddo ai piedi.

Anche l’Ambrogio è rimasto impressionato dalle lacrime che Adriano ha pianto dopo il gol ritrovato contro l’Atalanta. Ormai il cervellone segue da vicino il campionato. Ieri ha portato in caverna la centralina del razzo che sta montando e ci ha lavorato mentre io rifinivo il quadro della Tilde a Pegli. Ascoltavamo Tutto il calcio minuto per minuto e intanto gli ho raccontato del piccolo Adriano nella favela di Vila Cruzeiro, dove lo chiamavano Pop Corn.



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